202205.31
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Con questi articoli ci proponiamo di mantenere aggiornati i nostri clienti sugli sviluppi nel settore della Proprietà Industriale in generale e della nostra struttura in particolare. Desideriamo garantire in questo modo una visione più ampia degli strumenti che il campo dei marchi, nomi a dominio, brevetti, disegni e diritti connessi offre agli imprenditori, per valorizzare e difendere il loro impegno nella ricerca e sviluppo di nuove soluzioni e idee. I contenuti di questa newsletter hanno carattere esclusivamente informativo e non costituiscono un parere legale, né possono in alcun modo considerarsi come sostitutivi di una specifica consulenza legale



Il ruolo strategico della tutela dei nomi a dominio

 

Subject: Ukraine urgently need ICANN's support

Dear mr. President and Chief Executive Officer,

As a representative of Ukraine in GAC ICANN, I’m sending you this letter on behalf of the people of Ukraine, asking you to address an urgent need to introduce strict sanctions against the Russian Federation in the field of DNS regulation, in response to its acts of aggression towards Ukraine and its citizens.

(…)

Inizia così l’email del 28 febbraio scorso con la quale il rappresentante ucraino presso l’ICANN, in particolare presso il suo Governmental Advisory Committee (GAC), chiede all’ente no-profit statunitense di “disconnettere” le estensioni “.ru”, “.рф” e “.su” e di chiudere i DNS root server russi.

L'ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) è un ente privato, no-profit, fondato nel 1998, che amministra il sistema dei nomi di dominio (DNS), coordina l'assegnazione degli identificatori unici di Internet come gli indirizzi IP e accredita i registrar di nomi di dominio generici di primo livello (gTLD).  "Accreditare" significa individuare e stabilire i criteri minimi per le prestazioni di funzioni di registrazione, identificare persone o entità che soddisfino questi criteri e stipulare un accordo di accreditamento che stabilisca tutte le regole e le procedure applicabili alla fornitura di Servizi del Registrar. L'ICANN garantisce quindi che ciascun nome a dominio corrisponda all'indirizzo IP corretto.

La richiesta del rappresentante ucraino (Andrii Nabok) veniva quindi indirizzata alla più importante autorità mondiale in tema di nomi a dominio/gestione della rete e veniva motivata dalla necessità di sanzionare l’azione di guerra portata avanti dalla Russia contro l’Ucraina (“On the 24th of February 2022 the army of the Russian Federation engaged in a full-scale war against Ukraine and breached its territorial integrity, leading to casualties among both military staff and civilians”).

Nella lettera si faceva inoltre riferimento sia al ruolo avuto da internet nella diffusione di notizie ritenute false, sia all’attacco informatico che le infrastrutture tecnologiche ucraine avrebbero subito negli ultimi mesi (“These atrocious crimes have been made possible mainly due to the Russian propaganda machinery using websites continuously spreading disinformation, hate speech, promoting violence and hiding the truth regarding the war in Ukraine. Ukrainian IT infrastructure has undergone numerous attacks from the Russian side impeding citizens’ and government’s ability to communicate).

Andrii Nabok chiedeva quindi all’ICANN di revocare immediatamente le citate estensioni di dominio (“.ru”, “.рф” e “.su”) e di chiudere i DNS root servers collocati a Mosca e a San Pietroburgo. Un root name server (anche chiamato DNS root server o abbreviato in root server) è un server che svolge una funzione di primaria importanza nella conversione del nome di dominio in un indirizzo IP. Non appena si richiede un servizio online (ad esempio una pagina web o un indirizzo e-mail), i root name server o i DNS root server entrano in azione per trovare l’indirizzo del servizio. Sono pertanto una componente del Domain Name System (DNS) e un pilastro fondamentale di Internet.

Con lettera datata 2 marzo, il Presidente e CEO dell’ICANN (Göran Marby) risponde al Sig. Nabok.

Pur comprendendo le ragioni che hanno mosso il funzionario ucraino e pur esprimendo la vicinanza ai cittadini ucraini per le terribili sofferenze a cui sono sottoposti, Marby respinge le richieste avanzate. In particolare, il Presidente e CEO dell’Ente spiega che l’ICANN svolge un ruolo neutrale ed indipendente di coordinatore tecnico della rete e non ha una funzione sanzionatoria. Inoltre, viene ricordato che Internet ha una struttura decentralizzata (“the Internet is a decentralized system. No one actor has the ability to control it or shut it down”) e che quindi l’ICANN non ha competenza né capacità tecnico/informatica per intervenire sui “geografically distributed nodes maintened by indipendent operators”.

I domini come il .ru. .su, .it, .uk e .de, per esempio, si chiamano "domini di primo livello nazionali" (ccTLD, country code top-level domains) e corrispondono a un Paese, a un territorio o a un'altra località geografica. Le regole e le policy per la registrazione dei ccTLD variano in modo significativo e una quantità di ccTLD è riservata ai cittadini del Paese corrispondente. Alcuni registrar accreditati ICANN forniscono servizi di registrazione ai ccTLD, tuttavia, ICANN non accredita registrar né stabilisce policy di registrazione per i ccTLD.

L’ICANN ha quindi voluto in questa occasione ribadire il ruolo indipendente di un Ente che non può né vuole intervenire in tema di controllo all’accesso a Internet o di contenuto presente sulla rete, confermando quindi di voler operare a supporto dello sviluppo della rete stessa senza che questa sua missione possa comprendere sanzioni e/o misure atte alla restrizione di accesso a Internet. Sotto questo profilo, il ruolo di ICANN è quindi molto limitato: non si assume la responsabilità di molti problemi associati a Internet, come transazioni finanziarie, controllo dei contenuti Internet, spam (e-mail commerciali indesiderate), gioco d'azzardo su Internet o protezione dei dati e tutela della privacy.

Appare quindi evidente che l’effetto di una eventuale misura di questo genere sarebbe stato devastante. Improvvisamente tutti i siti internet che utilizzavano tali estensioni non sarebbero stati più accessibili né visibili: una chiusura di fatto di una parte importante dello spazio web. Intervistata dalla CNN, Mallory Knodel, Chief Technology Officer del Center for Democracy & Technology (un think tank con sede negli Usa che si occupa di democrazia e rispetto dei diritti umani nel mondo digitale), ha dichiarato che chiudere i DNS root server e revocare le estensioni territoriali avrebbe avuto l’effetto di impedire a tutti i siti internet russi di essere visibili perché non avrebbero avuto più un “posto loro assegnato” (“no assigned place to sit”); inoltre, sempre secondo la Knodel, tutti i cellulari, computer, tablet, ecc. russi non avrebbero più avuto la possibilità di collegarsi a internet, perché privi di un IP specifico loro assegnato (“..they would no longer have assigned IP addresses that could identify those devices to a global network”).

Dal nostro osservatorio di consulenti, abbiamo già da tempo constatato una maggior consapevolezza da parte dei clienti in relazione al mondo dei nomi a dominio: crescente richiesta di intervento tramite lettere di diffide e/o di procedure di riassegnazioni per poter “tornare” in possesso di nomi a dominio registrati abusivamente da terzi (nel caso di controversie che sorgono da registrazioni presumibilmente effettuate in modo abusivo, è infatti possibile azionare una procedura amministrativa rapida per consentire di regolare la controversia senza i costi e i rinvii che spesso è necessario sostenere nei procedimenti portati in tribunale); un numero maggiore di attivazione delle sorveglianze dedicate proprio ai nomi a dominio; affidamento dell’intera gestione del pacchetto domini a Studi specializzati come il nostro.

L’impatto economico dovuto all’eventuale perdita di un dominio composto dal proprio marchio, magari con una estensione territoriale particolare, risulta infatti sempre più chiaro alle aziende con cui ci confrontiamo quotidianamente sui temi di Proprietà Intellettuale. Possiamo quindi solo immaginare l’effetto che potrebbe avere una improvvisa chiusura di tutti i siti web con estensioni “.ru”, “.рф” e “.su”. Tra l’altro, l’estensione .su rimanda (letteralmente) ancora all’ex Unione Sovietica. Lo scorso anno abbiamo seguito la riassegnazione di un nome a dominio in tale estensione per conto di un cliente italiano che opera nel settore del food&beverage; in quel momento, un’estensione territoriale che rimandasse esplicitamente all’ex Unione Sovietica sembrava anacronistica.